Come fare l’analisi logica

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La grammatica italiana è notoriamente difficile. Di certo l’italiano ha il pregio di avere una lunga e complessa storia, che trae origine da molteplici fonti, prime fra tutte la lingua latina.

Molti studiosi si sono messi a ragionare sulla lingua italiana, tentandone uno studio da diversi punti di vista: uno di questi è l’analisi logica. L’analisi logica prende in considerazione il modo in cui un messaggio (in una frase) si costruisca in base alle relazioni logiche reciproche e alle funzioni che i diversi elementi svolgono nella frase.

L’analisi logica non è, quindi, un esercizio soltanto linguistico, bensì, come dice la definizione stessa, un esercizio di logica.

Può essere insidiosa, poiché non sempre ciò che appare in superficie corrisponde effettivamente al valore di fondo e funzionale che assume nel messaggio.

Ma andiamo per gradi e vediamo come procedere, passo passo, per fare l’analisi logica.

Individuare gli elementi costitutivi dell’analisi logica

Per fare l’analisi logica bisogna partire da una conoscenza indispensabile degli elementi fondamentali che compongono una proposizione. Se non ne abbiamo alcuna cognizione, sarà difficile che possiamo riconoscerli e individuarli come tali.

Per cui, vediamo quali sono gli elementi costituenti da riconoscere facendo l’analisi logica.

Soggetto

Il soggetto è l’entità che svolge un’azione o a cui viene attribuito uno stato tramite il verbo. Nella maggior parte dei casi il soggetto è un sostantivo, ma ovviamente esistono soggetti più complessi che possono avere la forma di verbi o di sintagmi. Il soggetto può anche essere sottinteso, nel qual caso andrà indicato quando si va a fare l’analisi logica.

Predicato

Il predicato è un verbo ed è abbastanza riconoscibile. È, insieme al soggetto, une elemento indispensabile per la costruzione di una proposizione. Il predicato può essere di due tipi:

  • Predicato verbale (pv): il predicato verbale è un verbo che definisce e descrive un’azione, uno stato, un processo che viene attribuito al soggetto, il quale lo compie oppure lo subisce (a seconda che il soggetto sia attivo, nel primo caso, o passivo, nel secondo caso).
  • Predicato nominale (pn): il predicato nominale è costituito da un verbo che esprime una qualità completata da un aggettivo o un sostantivo. Possiamo individuare due elementi di questo predicato: la copula, cioè il vero è proprio verbo (essere) e la parte nominale, ossia il nome oppure l’aggettivo che completa il significato iniziato dal verbo.

Attributo e Apposizione

L’attributo e l’apposizione sono delle qualità o delle caratteristiche attribuite a un nome. L’attributo è un aggettivo o un participio passato. Naturalmente, se l’aggettivo segue il verbo essere in forma di copula (è) allora si tratterà non di attributo, bensì di predicato nominale.

L’attributo è una qualità non introdotta da un verbo e direttamente legata al suo significato, ma inserita a completamento di un nome (che può essere il soggetto, l’oggetto o un complemento qualsiasi); tuttavia, non è indispensabile ai fini della completezza della frase.

Per esempio:

“Questo libro è bello.” -> la copula “è” ci suggerisce che l’aggettivo bello è un predicato nominale (infatti è indispensabile ai fini della completezza del messaggio).

“A casa ho un bel libro.” -> in questo caso, l’aggettivo “bel” va a definire una qualità del libro, ma la frase sarebbe comunque completa e comprensibile anche facendo a meno di questa specificazione.

L’apposizione è un nome che accompagna un altro nome e ne completa il significato.

Per esempio: “Ho incontrato il signor Bianchi.” -> “signor” è l’apposizione che descrive Bianchi.

Complementi

I complementi sono delle entità che nell’analisi logica sono spesso introdotti da preposizioni e in funzione di esse si possono distinguere in:

Complemento oggetto

Il complemento oggetto è un complemento diretto che si riferisce all’elemento su cui ha effetto diretto l’azione del verbo. Risponde alle domande “Chi?” e “Che cosa?”.

Complementi predicativi

Un particolare classe di complementi diretti sono i complementi predicativi, ossia quelli che sono introdotti da verbi copulativi (sembrare, apparire, rendere ecc.) e che, quindi, formano predicati nominali. A seconda che completi il significato del predicato riferito al soggetto o all’oggetto, si distinguono: complemento predicativo del soggetto o complemento predicativo dell’oggetto.

Per esempio:

  1. “Marcello Mastroianni fu considerato un grande attore italiano.” -> “considerare” è un verbo copulativo e “grande attore italiano” è il complemento predicativo del soggetto.
  2. “Mia cugina ha reso il suo stivale un vaso per fiori.” -> “rendere” è un verbo copulativo e “un vaso per fiori” è il complemento predicativo dell’oggetto.

Complementi indiretti dell’analisi logica

I complementi indiretti sono introdotti da preposizioni. Ecco una lista dei principali (con le relative domande per identificarli):

  • Complemento di specificazione: di chi? di che cosa?
  • Complemento di causa efficiente (da non confondere con il complemento di causa): da chi? da che cosa?
  • Complemento di termine: a chi? a che cosa?
  • Complemento di luogo: dove? (complemento di stato in luogo), verso dove? (complemento di moto a luogo) e attraverso quale luogo? (complemento di moto per luogo)
  • Complemento di tempo: quando? (complemento di tempo determinato), per quanto tempo? (complemento di tempo continuato)
  • Complemento di modo: come? in che modo?
  • Complemento di fine: per quale scopo?
  • Complemento di mezzo: per mezzo di cosa?
  • Complemento di causa: a causa di cosa? per cosa?
  • Complemento di compagnia: con chi?
  • Complemento di argomento: su che cosa?

Come scomporre la frase per fare l’analisi logica

Ecco alcune regole da prendere in considerazione per raggruppare correttamente gli elementi dell’analisi logica:

  • La negazione “non” viene considerata insieme al verbo;
  • Avverbi, congiunzioni e esclamazioni sono degli elementi a sé stanti che non rientrano in nessuna delle categorie precedenti; per cui vengono considerati a sé;
  • Non bisogna separare il predicato nominale nelle sue due parti di copula e parte nominale, ma mantenere le due componenti unite;
  • Gli articoli e le preposizioni non si separano dai sostantivi.

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